Avevamo finito di cenare, e quindi ce ne andammo fuori a riveder le stelle.
A occhio, mi sembrarono meno di qualche mese fa: la notte di san Lorenzo era stata dura per tutti.
Mentre finivamo la canna appoggiati al balcone, staviamo a sentire una musica bizzarra portataci dal vento (abbastanza gelido, a metà novembre).
Però N. non vuole si fumi in casa (“Sono contrario al fumo passivo e favorevole al fumo attivo” – anche se poi perlopiù fuma a scrocco – è la sua filosofia, e non avevamo mai trovato argomenti retorici abbastanza solidi per opporci, e comunque era casa sua, e “mi casa es mi casa”, era un’altra delle sue massime, e anche lì facevamo spallucce: pessimo ospite, non aveva neanche cucinato lui, ha ordinato con un’app e poi ha cercato di contrattare col corriere sulla mancia, sostenendo che che una parte spettasse a sé perché il corriere era comunque salito sullo zerbino quindi doveva pagare contributo di soggiorno e plateatico) e quindi siamo assiepati sul balcone, stringendoci per tenerci caldi come passeri su un filo.
Ma il vento ci porta la musica, su quel filo.
Non è solo punk, non è solo ska, ma c’è del punk, c’è dello ska, c’è del reggae.
Proviene sicuramente dalla festa del quartiere, quattordici isolati a sud.
“Sud-SudOvest!”, puntualizza G., in modo alquanto importuno, perché non era parte del *parlato* : che diamine, sapevamo _tutti_ dove fosse la festa del quartiere, è ovvio che l’Autore, mentre aiuta il gentile lettore a inserire nel contesto, per poterla debitamente visualizzare, una preziosa informazione come uno dei quattro punti cardinali, stia solo cercando di prendere tempo e rubare battute per arrivare alle 4000 (quattromila) necessarie alla pubblicazione.
“Andiamoci!”, propone H., sempre positiva e pugnace.
“Votiamo!”, propone P., giovane promessa della locale sezione del Partito Inutile.
Finisce 2 a 2 e una scheda bianca, così si va ai calci di rigore, poi ci sono falli di mano, invasioni di campo, si vocifera di un tifoso ammazzato da una carica, per cui anche i contrari e la scheda bianca prendono su i giumbotti e si va alla festa.
Svoltiamo l’angolo in una piazza imballata di gente che balla, sul palco una banda di gente sudata con strumenti a forma di animale sta reggaeggiando e cantando in una lingua dolce e quasi conosciuta.
“È occitano- entra a gamba tesa G. – l’occitano, o lingua d’oc (nome nativo: occitan o lenga d’òc, pron. /ˈleŋɡɔ ˈðɔ(k)/), è una lingua occitano-romanza parlata in un’area specifica dell’Europa meridionale chiamata Occitania, non delimitata da confini politici o amministrativi e grossolanamente identificata con la Francia meridionale o Midi.
Etimologia
Carta delle lingue d’Europa secondo il marchese d’Argenson (1859)
La denominazione occitano deriva dalla parola occitana òc che significa “sì”.
Questo criterio distintivo venne usato da Dante Alighieri, che descrisse le lingue occitana, francese e italiana in base alle loro rispettive particelle affermative: òc, oïl (antenato del moderno oui) e sì.
Difatti, mentre i termini òc e oïl derivano rispettivamente dalle locuzioni latine hoc ed hoc ille, la parola italiana “sì” trae la sua origine dall’avverbio latino sic (i.e. “così”). ”
“Sì, ma hai copiato la definizione paro paro da Wikipedia, mi sembra scorretto”
“Ti sembra scorretta Wikipedia?'”
“Mi sembra scorretto il tuo atteggiamento”
“Ma accetti la validità autoriale di Wikipedia?”
“Ma che c@zz0 stai dicendo?”
“Perché hai detto _c@zz0_ ?”
“Perché ero inc@zz@t0”
“Sì, ma perché lo hai scritto così, in lightLeet?”
“Ma d10p0rc0, stai di nuo\/o usc&ndo dal personaggio: NON PU0I sapere cosa ho scritto, sei solo un personaggio della _mia_ storia!!!”
“Touché!”
Il brano verte ( secondo la spiega di un v€cch10 intripp@tissimo della band sul palco, probabilmente il nonno di uno di loro, magari proprio quello che aveva appena fatto un salto mortale [è solo un modo di dire :-)] sul palco di lamelle d’abete levigate a mano una per una (e siamo quasi a quattromila battute 🙂 sulla mariju@na.
Racconta di una cena dove si fuma, mangia e pianta mariju@na in un paesino (“Il mio”, puntualizza il vecchio con gli occhi liquide stelle) e del proposito di piantare la mariju@na a Coumbouscuro* ( cosa che qualcun** avrà senz’altro fatto, ma al Patriarca non sarebbe probabilmente piaciuto).
Il finale, “pianténla a casa mia!”*** , esprime un vitalismo paragonabile a un sacco di cose positive che tutt* ben sappiamo.
(*): si è mantenuta, per rispettare più sensibilità possibili, la grafia usata anche dal periodico di riferimento.
Secondo me De André si è preso un abbaglio ma vabbé, brutto sparlare dei morti.
(***): si è mantenuta, ecc ecc, vedi nota (*)
“Mancano meno di due ore all’exploit!” esclama B.
“Hanno prorogato!”, puntualizza G.
“DI quanto?!?”
“Due giorni”
“Ma è pokissimo!”
“Eh, vacci tu in contrattazione….”
“Facciamo 5 giorni e nessuno si farà male”
“Andata!”
[ rif: https://www.youtube.com/watch?v=Hm__xrJegCk ]