C’è una casa di riposo al 20 di Forthlin Road: corridoi bianchi e letti di metallo. Eleanor è stata ricoverata qui tre anni fa, quando si è accorta che non riusciva più a badare a se stessa da sola nella casa che era stata di suo padre. Ora divide una camera al primo piano della St George House da dove può vedere la strada: c’è una charity proprio di fronte alla finestra e qualche minuto fa due ragazzi si sono fermati a guardare un abito in vetrina. Bianco con piccole farfalle blu.
Lucy ha spinto la sedia a rotelle di Eleanor lungo il corridoio bianco, dopo averla accompagnata in bagno, l’ha sistemata davanti alla finestra della camera e ora pensa a quella donna che ha la sua età e non può più camminare. Le sembra una vita non dignitosa, addirittura non degna di essere trascorsa. E’ una situazione così triste che le ricorda la canzone dei Beatles uscita l’estate passata: stesso nome, stessa solitudine, stessa miseria.
Eleanor ha 47 anni e una malattia degenerativa che gliene concede pochi altri. Non si è sposata, non ha figli, qualche amico la viene a trovare più per compassione che per affetto. Eppure sorride, scosta le tende e dice a Lucy della coppia che è entrata nel negozio di fronte spiegandole che, secondo lei, il ragazzo vuole fare un regalo romantico.
“In una charity?” Pensa Lucy “Un abito usato? Capirai che romanticismo…” Blocca le ruote della carrozzina e si allontana. Il suo turno è quasi finito e può rientrare a casa dove ha un marito e un figlio. Il primo le è indifferente e teme di essere indifferente per il secondo. Non sempre ci si vuole molto bene in famiglia, però non è sola. Non vive in un sogno, non aspetta alla finestra come la povera Eleanor.
Eleanor è al tramonto dei suoi giorni: non è un gran tramonto con la casa di riposo, la carrozzella e tutto il resto, ma non si sente infelice: ripensa a quello che ha fatto e vissuto e agli anni che le sono stati concessi. Di lì a poco si dovrà congedare anche da quei pochi amici, ma è ancora contenta di vederli se passano ogni qualche venerdì dopo il lavoro. Sono i compagni di scuola e le ricordano il tempo dell’infanzia: da bambini hanno avuto un maestro eccezionale che ha insegnato loro cose meravigliose: pochi libri e tante passeggiate. E poi la musica. A scuola Eleanor ha imparato a suonare il low whistle e finchè le dita glielo hanno permesso ha continuato a farlo per conto suo. Ora è qualche anno che ha dovuto lasciar perdere, ma i compagni ancora ricordano che era brava e lo scorso Natale le han portato una foto di un concerto scolastico dove lei è in primo piano con il suo strumento.
All’ingresso della St George House una coppia insiste per entrare a fare una visita a un ospite anche se l’orario è terminato; il portinaio guarda Lucy che sta scendendo le scale e fa segno di lasciarli entrare. Lei esce, raggiunge la fermata e sale sull’autobus che la riaccompagna a casa. Appoggiata al finestrino pensa a tutte le persone sole in città e a cosa potrebbe preparare per cena. Non sa che intanto, a casa, la cucina è un disastro: suo figlio ha preparato cheesecakes da portare alla fidanzata e ha lasciato tutti gli ingredienti in giro. Deve aver rotto il frullatore e il gatto è saltato sul tavolo e sta leccando felice tutte le terrine sporche di formaggio e gelatina.
Anche Eleanor osserva una cheesecake: i due che son riusciti ad entrare oltre l’orario di visita sono parenti dalla parte di suo papà: c’è ancora qualche problema di successione con la casa di proprietà e per parlarne con lei hanno pensato di passare con un dolce per sembrare più simpatici. Eleanor adora le torte e ora contempla la sua appoggiata sul comodino senza lasciarsi turbare troppo dalla voce lamentosa del cugino John. E’ contenta. Per lei la felicità è un pezzo di torta. E’ un modo di dire che significa che essere felici non è difficile e ci vuole poco, ma Eleanor è anche golosa e tutto quello zucchero migliora il suo buonumore.
Richard, il marito di Lucy prova a riordinare la cucina e quando la moglie rientra la mette sul ridere commentando le romanticherie del figlio, il gatto sul tavolo e il resto, ma lei non sorride: sbuffa, si lamenta, dice che non sa cosa preparare e sale in camera a cambiarsi. Ha ancora più di quarant’anni da vivere, ma non saranno utili per garantirle la felicità.
I due ragazzi della charity sono entrati in un pub per ripararsi dalla pioggia: lui l’ha convinta a comprare l’abito con le farfalle blu, hanno negli occhi fiducia e soddisfazione. A Eleanor sembra di conoscere quei sentimenti: pensa alla fiducia di suo padre quando si è diplomata alla scuola di taglio e cucito, anche se poi non ha potuto confezionare molti abiti; ricorda la soddisfazione di quella volta che ha convinto Paul ad accompagnarla al cinema e sono usciti dalla sala sottobraccio, anche se poi lui si è messo con la sua vicina di casa che era più avvenente. Le torna in mente quella volta che è arrivata terza al torneo di scacchi della parrocchia: un’emozione incredibile! E non riusciva a capire come il vincitore potesse essere deluso perché sperava in un premio in denaro.
Lucy scende dopo la doccia e finisce di pulire la cucina. Suo marito è sul divano del salotto e la chiama per dividere gli avanzi della torta, ma lei non lo sente. Pensa che la felicità non le appartiene: è qualcosa che tocca a qualcuno e evidentemente non è toccata a lei, che sente poca soddisfazione per il suo passato e poca fiducia nel futuro. Domani è giorno di riposo, ma è previsto brutto tempo, le toccherà stare in casa.
Eleanor ha offerto una fetta di torta alla sua compagna di stanza che è sorda ma ha finto di capire la spiegazione sui visitatori. Sorride e Eleanor è contenta di quel sorriso: ha rinunciato a un po’ della torta, ma è soddisfatta della scelta. Pensa che la felicità sia una scelta o almeno sia anche una scelta, visto che spesso ci è dato di poter decidere. Le previsioni per il giorno dopo dicono pioggia e lei è contenta di poter stare al caldo a guardare la gente che passeggia in Forthlin Road cercando di indovinare chi entrerà nel negozio di fronte.