Trascinarono insieme il tronco verso gli scogli, il bambino si accovacciò per giocare, Andrea continuò a camminare scalza verso un punto della baia meno riparato e percepì la brezza diventare vento. Si fermò e posando lo zaino a terra e sentì le spalle leggere: lo aveva portato addosso lungo tutto il percorso e solo togliendolo ne avvertì il peso. Sfilò la scatola, rimosse i sigilli per aprirla e rovesciò il contenuto senza gesti particolari o solennità. La cenere bianca formò un mucchio sulla sabbia della spiaggia, ma cominciò subito a disperdersi con il movimento dell’aria.
Per Reuben morire non aveva significato andarsene, ma tornare a casa. Sua figlia faticava a capirlo, ma aveva pensato che fosse giusto portare le sue ceneri su quella spiaggia luminosa. Ritornare in Donegal, ritornare bambina, ritornare indietro. La nostalgia è il dolore del ritorno, insegna Omero: a volte si fatica a tornare, a volte si fatica a non tornare. Nel tempo di una vita, come avevano cantato i Clannad al pub qualche sera prima. A tutte queste cose pensava Andrea su quella sabbia, e ai punti a cui ancorarsi quando ci si ferma.
Poi rimise le scarpe e si incamminò verso casa.